Berberè e la pizza firmata dallo chef stellato calabrese Luca Abbruzzino
Non abbiamo mai fatto mistero di alcune nostre passioni, come quella per Berberè dei fratelli Aloe.
Nella fase post emergenza sanitaria, i 12 locali in giro per il mondo hanno riaperto le loro porte ampliando, ove possibile, il dehor esterno e accogliendo la clientela con l’applicazione di tutte le norme di sanificazioni vigenti.
Ed eccoci a un nuovo cambio di stagione, a un nuovo menu primavera/estate.
Accanto alle pizze classiche, Berberè propone prodotti di stagione come la Zucchine con zucchine al forno, feta, olive nere, pomodorini confit, fiordilatte o la Norma con melanzane al forno, pomodoro, fiordilatte, ricotta affumicata, basilico. E se la pizza non gode ancora della stella Michelin, è la stella Michelin ad arrivare sulla pizza.
Ecco allora la pizza ideata dallo chef Luca Abbruzzino, giovane stella della cucina italiana e calabrese, premiato anche quest’anno dalla Guida Michelin.
Scopriamola insieme.
La pizza calabrese ( 11 euro) con Nduja di Spilinga, peperoni arrosto, olive nere, capperi, pecorino crotonese, fiordilatte, menta è non solo un omaggio alla terra d’origine dei fratelli Aloe e dello chef di Catanzaro, ma vuole essere anche un inno ad una ripartenza che metta al centro la qualità come sinonimo di artigianalità e sostenibilità.
Berberè riparte e lo fa come sempre nel suo stile valorizzando il lavoro dei piccoli produttori indipendenti italiani.
Per la farcitura di questa pizza stellata, ad esempio, viene usata la ‘nduja di Luigi Caccamo, un artigiano che dal 2004 realizza un prodotto con materie prime locali di alta qualità; peperoni arrosto conditi con menta fresca, un abbinamento tipico del Sud; una grattugiata di pecorino crotonese DOP dell’azienda Maiorano, un caseificio storico da sempre a gestione familiare che, fin dai primi del ‘900, si rifà per la produzione dei formaggi all’antica tradizione rurale del XV secolo; capperi e olive nere e un immancabile giro di olio d’oliva biologico dell’azienda agricola Aliva di Gregorio Paone nel catanzarese.
Decisivo il pensiero di Matteo Aloe, chef e fondatore di Berberè:
La crisi che stiamo vivendo e che vivremo da qui ai prossimi anni mette a rischio tutti, ma ancor di più i territori più fragili e quindi anche gli artigiani che lavorano in questi territori. Mi è venuto quindi spontaneo pensare alla Calabria e ai suoi meravigliosi resistenti-artigiani, perché tutti parleremo di Wall street e Piazza Affari ma sarà difficile parlare di chi produce pecorino nel crotonese, vino nel cosentino, nduja nel vibonese. Portare queste eccellenze in tutti i nostri locali sparsi per l’Italia è il nostro piccolo contributo perché ci sia una ripresa sotto l’insegna della sostenibilità e dell’etica del lavoro.